All’ultimo congresso Chic un’icona della cucina green, lo Chef Douglas McMaster che ha aperto Silo, il primo ristorante al mondo a rifiuti zero nel 2014, scritto il progetto Zero Waste Blue Print e lanciato la Zero Waste Cooking School dopo la pandemia dello scorso anno.
Ci invita a soffermarci sulla parola “Rifiuti”: “non è una bella parola, è associata a qualcosa di negativo, antiestetico, viscido. Come molte cose è solo una percezione e come tale può essere modificata. Zero Waste è infatti stimolante e innovativo. Per trovare quindi una soluzione dobbiamo cambiare questa percezione.”
Ma la sostenibilità è anche una pratica che trascende la cucina, è uno stile di vita come conferma Nadia Sammut, figlia d’arte e di parte, alle redini della Auberge la Fenière, a Lourmarin, auberge stellata come si suole, ereditata dalla mamma, Reine, pioniera ai tempi suoi d’una cucina naturale e territoriale. Celiaca sin dalla prima infanzia, Nadia dovette inventarsi un’alimentazione alternativa a sua immagina e somiglianza, introducendo il concetto di salute per rendere la gastronomia in fase con i suoi tempi. Alla testa di “Cucina Libera” si batte per una cucina ragionevole e sostenibile, federante nel suo movimento di resistenza una fittissima rete di produttori e artigiani.